domenica 9 agosto 2015

Recensione: “L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome” di Alice Basso – Garzanti

Scrivere è il suo mestiere. I libri la sua passione. Ma quello che non sa è che possono salvare la vita
Titolo: L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome
Autore: Alice Basso
Editore: Garzanti
Data di uscita: Maggio 2015
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 280
ISBN: 978881168830-3
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TRAMA:
Dietro un ciuffo di capelli neri e vestiti altrettanto scuri, Vani nasconde un viso da ragazzina e una innata antipatia verso il resto del mondo. Eppure proprio la vita degli altri è il suo pane quotidiano. Perché Vani ha un dono speciale: coglie l'essenza di una persona da piccoli indizi e riesce a pensare e reagire come avrebbe fatto lei. Un'empatia profonda e un intuito raffinato sono le sue caratteristiche. E di queste caratteristiche ha fatto il suo mestiere: Vani è una ghostwriter per un'importante casa editrice. Scrive libri per altri. L'autore le consegna la sua idea, e lei riempie le pagine delle stesse parole che lui avrebbe utilizzato. Un lavoro svolto nell'ombra. E a Vani sta bene così. Anzi, preferisce non incontrare gli scrittori per cui lavora. Fino al giorno in cui il suo editore non la obbliga a fare due chiacchiere con Riccardo, autore di successo in preda a una crisi di ispirazione. I due si capiscono al volo e tra loro nasce una sintonia inaspettata fatta di citazioni tratte da Hemingway, Fitzgerald, Steinbeck. Una sintonia che Vani non credeva più possibile con nessuno. Per questo sa di doversi proteggere, perché, dopo aver creato insieme un libro che diventa un fenomeno editoriale senza paragoni, Riccardo sembra essersi dimenticato di lei. E quando il destino fa incrociare di nuovo le loro strade, Vani scopre che le relazioni, come i libri, spesso nascondono retroscena insospettabili.

L’autrice:
Alice Basso
Alice Basso è nata nel 1979 a Milano e ora vive in un ridente borgo medievale fuori Torino. Lavora in una casa editrice. Nel tempo libero finge di avere ancora vent'anni e canta in una band di rock acustico per cui scrive anche i testi delle canzoni. Suona il sassofono, ama disegnare, cucina male, guida ancora peggio e di sport nemmeno a parlarne.


Ho sempre avuto un debole per le storie di fantasmi. Da piccola mi raggomitolavo sotto le coperte a leggere raccolte di racconti in edizione economica alla luce di una torcia Duracell, sbirciavo dagli interstizi tra le dita le proposte di “Notte Horror”, e immaginavo che pagliacci mostruosi e bambole sboccate fossero le mie guardie del corpo personali… Salvo poi elemosinare qualche centimetro quadrato di lettone e circondarmi di peluche. Da Lord Halifax ho scoperto che le trapassate medievali indossano fluenti vesti bianche che a me starebbero malissimo – e lo dico con cognizione di causa, dato che fino a non molto tempo fa organizzavo nelle pseudo-sfilate avvolgendomi nelle tende del salotto come un involtino primavera; Roald Dahl mi ha rivelato che alcuni bestiole fantasmatiche, prima di raggiungere il Ponte dell’Arcobaleno, si fermano qui ancora per un po’ a inseguire una pallina gialla e scodinzolare ai bimbi di ieri e di oggi; Coleridge mi ha dimostrato che con gli albatros c’è poco da scherzare; Poe è uno stacanovista e pensa che ci si possa portare avanti con i lavori ricorrendo a una sepoltura prematura; e la cinematografia orientale, infine, mi ha consigliato di diffidare di certi ectoplasmi rancorosi, che se la legano al dito, non spiegano le proprie ragioni e ti perseguitano con zelo e costanza. Esistono fantasmi chiassosi, fantasmi burloni o romantici, fantasmi con problemi di traspirazione marcescente o fanatici del bondage, fantasmi latori di cattive notizie – oh, mai che ti dicano qualcosa di carino, del tipo: “La tua nuova borsa è a-do-ra-bi-le! Darei l’anima per averne una uguale!”. Caro spiritello, a questo proposito il mio humour color petrolio scalpita, ma non rigiro il coltello nella piaga… – e ci sono fantasmi tutti particolari. “L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome”, infatti, ne è letteralmente infestato: Vani, ghostwriter di professione, appare e scompare dai corridoi della casa editrice, è lo spettro tra le pagine, la presenza invisibile, ma ingombrante, che incute timore a luminari grafobici e vip-somari, e, come tutti i bravi fantasmi, ha le sue faccenduole in sospeso. E abbiamo Riccardo Randi, scrittore perseguitato dalla pagina bianca – più abbacinante di un lenzuolo con due buchi per gli occhi – e dallo spirito del capolavoro passato. E cosa dire del commissario Berganza, adorabilmente posseduto da gialli e polizieschi, ironia e sigarette? O di Rosa, fidata domestica capace di materializzarsi al momento opportuno, più fragorosa di qualsiasi Poltergeist? La galleria spiritica (e spiritosa) è davvero sconfinata e include schiere di angeli dalle ali posticce, sparizioni al sapor di paranormale, locali in evidente stato di decomposizione, voci di autori lontani che riecheggiano provvidenziali… E c’è poi uno spettro pericoloso, noto come senso di colpa, che porta con sé demoni oscuri, precipizi, incubi e cattivi pensieri. Ci vorrebbe un esorcista, forse? Non direi: per far svanire certe presenze maligne, a volte, bastano le formule giuste e un cherubino in incognito, magari con un ciuffo di capelli neri davanti agli occhi e un rossetto viola.
UAO: Unico, Arguto e Originale!

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